La “prossimità” nasce dalla consapevolezza di un determinato bisogno condiviso tra più persone, accomunate generalmente dalla vicinanza territoriale. È uno di quei bisogni su cui misuriamo il grado di civiltà e di progresso di una società, più “elevato” da quelli primari, come mangiare, vestirsi, avere una casa, si identifica con quelli relativi al decoro del luogo in cui si vive e soprattutto con i bisogni relazionali e sanitari. Prossimità, quindi, come disposizione a sentire proprie anche le difficoltà di chi è vicino.
La vaccinazione di prossimità limita i disagi ed i lunghi spostamenti per i residenti nei centri più remoti – soprattutto per le persone anziane ed i soggetti fragili che devono poter raggiungere facilmente un luogo vicino alla propria abitazione – e consente di creare piccole zone covid free, che assicurano in queste comunità, non solo la ripresa di una normale vita sociale ma le rendono allo stesso tempo, destinazioni turistiche appetibili proprio per le garanzie di sicurezza sanitaria che tanti villeggianti oggi ricercano.
La vaccinazione di prossimità è una nuova tappa della campagna nazionale di immunizzazione. Consentirà alle persone che non hanno potuto recarsi all’hub, di farsi vaccinare in un luogo più vicino al proprio domicilio. La prossimità, in senso lato, può far leva sull’esistenza di sentimenti comunitari della popolazione. Ovviamente va costruita ed alimentata con un impegno costante: non va tradita o strumentalizzata, altrimenti si dissolve.

È una risorsa che va coltivata con cura ed abnegazione.